La città del giorno: Origgio (VA) |
|
STORIA 1 - Dalla nascita al 1500 |
|
Origgio
(VA)
Storia Storia
|
Origgio (VA) I
dizionari geografici del secolo scorso dicono che Origgio "......
e' un grosso villaggio posto a maestro da Milano, da cui dista 23
chilometri e a scirocco da Saronno che ne e' lontano 4; il territorio e'
ubertoso specialmente in gelsi e cereali; vi ha un ampio bosco
attraversato dal Bozzente." A
proposito del nome conviene seguire le diverse evoluzioni. La menzione
dei questo paese appare la prima volta in un documento dell'arcivescovo
di Milano. Nel diploma del 5 maggio 835 l'imperatore lotario parla di Oleonductum.
Nella carta dell'arcivescovo di Milano Anselmo dell'anno 893 si ritorna
ancora ad Oleoductum. In un documento del 1113 appare la forma Udulucto;
in un successivo del 1116 Udulugum; quindi si ritorna alla forma Udulucto
nel 1123, forma che e' l'equivalente di Oleoductus. Finalmente
negli statuti del 1228 leggiamo Udrigium; probabilmene gia' da
quell'epoca gli origgesei chiamavano il paese con il termine dialettale
di Uricc. Il villaggio non doveva essere gran che: un insieme di abitanti piuttosto modeste, un edizione minore di quanto si poteva vedere quasi un secolo fa. Casupole con orti, cortili, stalle. L'occupazione principale doveva essere l'agricoltura. Un primo timido accenno al comune di Origgio lo si può scorgere in una carta del 1° ottobre 1179 nella quale si parla di Pietro De Grigna e Nigro Guarnono gastaldi. Si tratta di autorità comunali. Un vero accenno al comune di Origgio lo si trova in due documenti del 1213: il primo e' del 31 maggio, l'altro del 22 dicembre; descrivendo i confini di proprietà di alcune terre, si dice che confinano col comune stesso. In
quegli anni, gli origgesi tendevano a ridurre sempre più i diritti
dell'abate e dei suoi monaci: il primo e' segnato in una sentenza del 21
dicembre 1231, emanata dal console di giustizia di Milano. L'abate aveva
ordinato agli abitanti di Origgio di riparare il castello, di elevare la
torre alla solita altezza e di portare all'ammasso nel detto castello i
prodotti agricoli, ed infine si poteva tenere in paese solo i buoi da
aratro e non altro bestiame. Come mai il castello era già così in
rovina? Gli origgesi certo lo sapevano, perché avevano visto diversi
carri carichi di pietre uscire dal castello, trasportate altrove per
ordine dell'abate. Perché dunque gli origgesi dovevano riparare quanto
l'abate aveva rovinato, o almeno sottratto alla riparazione? Inoltre la
proibizione di tenere il bestiame in paese rovinava la piccola economia
dei contadini, anche se portava un vantaggio al monastero. Gli origgesi
si ribellarono alle ingiunzioni dell'abate; di qui il dibattito in
tribunale, dove Visconti fu costretto a presentare i documenti dei
privilegi del monastero e le diverse sentenze in suo favore. la sentenza
del 21 dicembre, condannava gli origgesi a riparare il muro del
castello, ma anche l'abate a era obbligato a riportare e restituire le
pietre che aveva fatto asportare. Gli origgesi avrebbero dovuto pulire
il fossato del castello e rifare le porte; per il bestiame, oltre i buoi
da aratro, avrebbero potuto tenere vacche, porci, asini, e qualche capra
solo in caso il latte fosse servito a qualche neonato. |
Homepage | Archivio città |