LOPECIA (Pistoia) - Il tiranno
calvo
Se siete calvi, sia per cause naturali che per scelta personale, non
mettete piede in questa cittadina che è, peraltro, un borgo piacevolissimo
abitato da gente cordiale e affabile.
Purtroppo tra gli abitanti del paese e delle campagne vicine è ancora vivo
il ricordo di Baldassarre de' Piazza detto il Calvo, capitano di ventura che
si autoproclamò signore di Lopecia nel 1556.
Era costui un uomo crudele e feroce che, circondatosi di un gruppo di suoi
pari, le famigerate Teste Pelate, per lunghi anni in quelle zone
spadroneggiò senza ritegno: violentava vergini (d'ambo i sessi), prendeva a
calci i cani, toglieva il pane di bocca ai bambini anche quando non aveva
fame, rubava in Chiesa, imbrogliava a scopone, non pagava mai il conto
all'osteria, prima delle udienze mangiava aglio e poi ruttava in faccia ai
suoi sudditi, mostrava le proprie pudenda alle vedove, alle processioni si
metteva le dita nel caso per tirare le caccole contro i fedeli e via di
questo passo.
L'invidia poi lo portava a prendersela soprattutto con chi sfoggiava folte e
lunghe capigliature: costoro venivano presi, buttati nelle segrete del
palazzo e lasciati alle cure dell'anima nera di Baldassarre, tal Pelucco,
un ex-barbitonsore cacciato con ignominia da numerose città e che il Calvo
aveva preso tra i suoi accoliti; questo si occupava di dare ai malcapitati
"una spuntatina", come diceva loro ridacchiando e tirando fuori il
suo strumento di tortura, un forbicione mostruoso adatto più al taglio di
siepi di ligustro che di capelli. Il fatto poi che il Pelucco
fosse mezzo orbo, con una ventina di tic differenti e costantemente ubriaco,
faceva sì che la "spuntatina" comportasse oltre a tagli e ferite
al cuoio capelluto anche la perdita di vari pezzi d'orecchio e di naso;
inoltre, date le condizioni del forbicione, diverse vittime di Pelucco
venivano a morire di tetano nei giorni seguenti.
Insomma, tali furono le malefatte di Baldassare il Calvo e dei suoi scherani
che a tutt'oggi i calvi sono malvisti a Lopecia, e ai turisti in tali
condizioni che si azzardano a passeggiare per le vie della città è
vivamente consigliato l'uso di parrucche e posticci, altrimenti potrebbero
rischiare la secolare Onta del Calvo, tradizione locale diffusasi dopo la
morte del tiranno, che consiste nell'appiccare alla testa dei calvi una
parrucca di paglia impastata con sterco di pecora e cacca di piccioni; nella
calotta di questa parrucca un mistura di pece e colla di pesce ne garantisce
l'adesione rendendone pressochè impossibile l'asportazione se non a prezzo
di atroci dolori dolori.
Attenzione quindi perchè, come si dice da queste parti, "Calvo
avvistato mezzo impeciato".
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